Cosa significa produrre secondo i principi della lotta integrata?

Produrre in regime di lotta integrata significa adottare un sistema di coltivazione che privilegia l’uso di tecniche a favore di un minor impatto ambientale e di una riduzione delle immissioni nell’ambiente di sostanze chimiche. 

Si tratta di una pratica riconosciuta e regolamentata dall’Unione Europea, le cui linee guida indicano i criteri d’intervento, le soluzioni agronomiche e le strategie da adottare per la difesa delle colture ed il controllo delle infestanti, nell’ottica di un minor impatto verso l’uomo e l’ambiente, consentendo di ottenere produzioni economicamente sostenibili.

Nel concreto quindi, in quali operazioni consiste? Facciamo alcuni esempi. 

Per quanto riguarda il controllo degli organismi dannosi, la lotta integrata indica di effettuare periodici rilevamenti, definiti “monitoraggio”, volti a mantenerne sotto controllo la popolazione ed a verificarne la presenza. Attraverso la confusione sessuale, che consiste nella diffusione nell’aria di un feromone sessuale femminile specifico per tipo di insetto, si impedisce all’insetto maschio di localizzare la femmina in modo tale che il mancato accoppiamento porti ad una popolazione di larve nettamente inferiore con conseguente minor danno ai frutti. Con questa tecnica si mantiene la popolazione degli insetti dannosi entro una determinata soglia, attraverso un vero e proprio contenimento. 

Tendenzialmente la lotta integrata permette di concentrarsi sulla prevenzione, piuttosto che solo su azioni correttive, come scegliendo varietà colturali maggiormente resistenti: ad esempio nel nuovo impianto di meleto, realizzato nel 2021, sono state infatti scelte particolari varietà di melo resistenti alla ticchiolatura, malattia causata dal fungo denominato “venturia inaequalis”.